…mi viene comunque voglia di scrivere pagine e pagine sulle emozioni provate domenica scorsa a Ravenna.
Vorrei raccontarvi di una gara fatta tutta spingendo di chilometro in chilometro, senza sbagliare strategia o un solo rifornimento.
Vorrei trovare le parole per descrivere le lacrime del 41esimo km quando ho guardato per la seconda volta in tutta la maratona il cronometro e ci ho letto: 3h 28′ 12″.
Quell’ultimo chilometro passato a ricordare tutto:
La notte del 12 febbraio 2007 quando mi sentii male per via della mia obesità.
I primi timidi passi, goffo e imbarazzato, un elefante a cui la corsa non era mai piaciuta.
I primi 5 km corsi di fila.
La mia prima 10 km.
La mia prima mezza corsa in 2h e 21′
La mia lotta cocciuta e strenua contro i “ma chi te lo fa fare?” della gente e della mia mente.
Dublino e la mia prima maratona.
Tokyo, l’infortunio e la voglia di abbandonare tutto.
Luca, gli amici e tutte quelle persone che mi hanno spinto a migliorarmi fino a scendere sotto le 4 ore.
Bolsena, il mio primo premio di categoria e la mia prima 10k sotto i 45′
Atene e l’unica, vera, Maratona.
Montalto e Osaka, crocevia di un me che cercava, una volta di più, se stesso dopo un 2014 costellato di infortuni e intoppi.
Quegli ultimi 195 metri, corsi in solitaria a braccia spalancate come a voler abbracciare tutti quelli che mi aspettavano al traguardo, con lo speaker che annunciava l’arrivo del pettorale n.20, quel tizio con quel cognome pesante con un macigno: Baldini – Italia.
Quegli ultimi 195 metri della mia gara più bella, 42.195m corsi in 3h e 34′, li dedico a me, a mia madre che ci crede non credendoci, a Luca che ci ha sempre creduto pur dovendo mandar giù le mie stranezze, e a tutti voi che mi leggete e spesso sui network mi incoraggiate e mi sostenete.
Grazie di cuore e arrivederci a Roma 2015, oltre a Parigi, forse Lochness o il Mugello e …
NEW YORK!
(Se trovo il pettorale)